La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Le ali spezzate del sogno di Sciola

Quante isole del mondo, a guardarle dal cielo, mostrano una forma che fa pensare a un oggetto definito e familiare? La Sardegna lo fa da tempi immemorabili, sin dalle prime descrizioni dei Fenici e dalle rappresentazioni cartografiche dei Greci. Tanto da guadagnarsi, e non a caso, il nome di Sandàlion, sandalo, proprio per la somiglianza della sua morfologia costiera all’impronta lasciata nel mezzo del Mediterraneo dal piede sinistro di un gigante. È come se l’ammasso di rocce di granito, basalto e calcare che forma questa terra antica, nei tempi geologici fosse stato davvero scolpito da quelli che i geomorfologi chiamano agenti modellanti esogeni. Non sono altro che le forze della Natura: mare, vento e pioggia.

Credo che sia questa una delle ragioni forti per cui Pinuccio Sciola definiva la Sardegna – la sua terra, nel bene e nel male – “la più bella scultura al centro del Mediterraneo”. Era un modo per rendere merito ai suoi maestri, quelli che avevano dato una prima forma alle pietre che lui individuava, sceglieva e scolpiva: il mare, il vento e la pioggia, appunto.

Quando era ancora un giovane artista, Sciola maturò l’idea di trasformare l’intera scultura – Sandalion – in un contenitore di altre sculture, cioè di fare della principale arteria viaria della Sardegna, la strada statale 131, “la Carlo Felice”, un museo a cielo aperto lungo 240 chilometri. Avviò il progetto quando, poco più che quarantenne, aveva acquisito una notorietà e una sicurezza tali da consentirgli di rendere operante il suo sogno. E cominciò dall’inizio, dai primi chilometri che percorre chi esce dal capoluogo sardo diretto verso nord, cioè dal Viale Monastir: installò su un monte che domina l’omonimo paese, il Monte Zara, alcune delle sue pietre. Ma poi si fermò, anche se non del tutto, come vedremo. Di certo comprese che quell’opera titanica aveva bisogno di forze che andavano al di là delle sue, che pure erano enormi. Era necessario coinvolgere tutti.

In apparenza non era difficile. Quella strada era, ed è, attraversata ogni giorno da decine di migliaia di persone, sardi e turisti. Inoltre era, ed è, evidentemente piena di problemi: lenta, disseminata di incroci pericolosi e di orribili cartelli pubblicitari. Era puro buon senso renderla gradevole e interessante.

Sciola non partiva dalla teoria, ma dalla pratica e dall’esperienza. Si trattava di mostrare le cose belle, di farle apprezzare a tutti, anche alle persone più semplici. Si trattava di fare entrare tutti nel “museo”, di renderglielo familiare, poi ognuno avrebbe trovato il suo percorso per unire gli agenti modellanti esogeni ai grandi artisti, all’idea della bellezza. Aveva una pazienza infinita e una immensa fiducia nelle persone.

Ma, pur consapevole della necessità del coinvolgimento collettivo, come dicevamo, Sciola, non restò completamente in attesa. Sistemò altre pietre, quando ne ebbe l’opportunità, in zone limitrofe alla “Carlo Felice”. E continuò a progettare installazioni. Il suo archivio contiene, se si fa la piacevole fatica di ricomporlo – fatica che i figli fanno da quando se n’è andato – un progetto strutturato e completo. Per dirla nel modo più semplice: Sciola scolpì il suo sogno. Volle rendere facile il compito di quanti, dopo la sua scomparsa, l’avessero condiviso.

Tutto questo è noto da più di un anno, da quando Pinuccio è morto. E se n’è parlato tanto, specie nei giorni e nelle settimane successivi alla sua scomparsa. Al suo funerale, le istituzioni regionali hanno preso l’impegno solenne di realizzarlo. Ma, purtroppo, ancora non si è visto nulla. Così il sogno di Sciola è diventato, suo malgrado, un “luogo segreto”, come il titolo di questa rubrica. Dove non avrei mai voluto che entrasse. Ma oggi lo stato delle cose è quello che ho appena descritto. Il sogno di Sciola, la più lunga opera d’arte del mondo, rimane nella mente di quanti l’hanno compreso e condiviso. Ci consola l’idea di essere in buona compagnia. Il mare e il vento hanno una pazienza infinita.

Daniela Pani

 

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