La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Matematica del tappeto

Fiori, animali, in particolare uccelli, alberi. I simboli dei tappeti della tradizione sarda raccontano un mondo che non appartiene più alla vita quotidiana di una popolazione sempre più urbanizzata. Un tempo le tessitrici di Isili o Morgongiori, di Mogoro o Samugheo “scrivevano” con i loro telai delle storie che i loro “lettori” – i familiari quando i tappeti erano realizzati per la casa, gli acquirenti quanto erano prodotti per la vendita – comprendevano al volo perché riuscivano a vedere nei “pibiones” gli acini d’uva, nelle “puligas” le galline che razzolavano in cortile e sentire negli “affuragias” il cinguettare dei passeri. Erano un po’ come degli amanuensi sempre intenti a ricombinare un testo sacro che raccontava il ciclo della vita. Ma nel corso del tempo questo aspetto si è perso. È normale, fisiologico: succede sempre quando le parole perdono il loro legame con le cose. Possono assumere altri significati, anche più elevati e complessi di quelli originari, ma raccontano un’altra storia. Allo stesso modo i segni, quando l’oggetto che rappresentano non esiste più, perdono il loro significato, pur mantenendo la loro grazia. Diventano “elementi decorativi”.

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