La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

La prima pietra

È una cartolina l’ultima testimonianza del sogno di Pinuccio Sciola: trasformare la Sardegna in un’opera d’arte. Maria, la più giovane dei tre figli, l’ha trovata pochi giorni dopo la morte del padre in questa montagna di disegni, di note manoscritte, di progetti, che copre i due grandi tavoli del soggiorno-studio della casa di San Sperate. All’apparenza è un groviglio inestricabile, in realtà è una parte fondamentale dell’archivio dell’artista.

Sciola trovava rapidamente ciò che gli occorreva: con la stessa disinvoltura di chi preleva da uno scaffale un faldone numerato, infilava le mani nel mezzo di questo caos ed estraeva lo schizzo o l’appunto di cui ti stava parlando. Maria, assieme all’architetto Gabriele Schirru, amico e collaboratore dell’artista, è tra i pochi a sapere dove mettere le mani. È un’operazione delicatissima perché la vicinanza tra un disegno e un libro, un manoscritto e una fotografia, spesso ha una logica molto precisa: racconta il processo creativo.

L’idea è di fotografare i reperti uno per uno, rimettendoli poi nella posizione dove si trovavano. E alla fine, chissà, proteggere questo strano archivio di idee sull’arte dentro un involucro di materiale trasparente.

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