La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Il made in Italy e la finta felicità

Un mio amico sardo, il giorno che è morto Charles Aznavour, mi ha mandato un sms con una frase che Aznavour aveva detto in un’intervista del 2014: «La gente felice non ha storia. Solo gli infelici hanno una storia».
C’è stato un periodo, in Italia, a metà degli anni ottanta, che di storie mi sembra ce ne fossero poche; era il periodo che l’Italia sembrava funzionasse, un paese pragmatico, che si era scoperto pieno di stilisti. È nato allora il made in Italy, che c’era sempre stato, tutto quello che si faceva in Italia era made in Italy, solo che mio babbo, per esempio, che costruiva delle case, le faceva senza sapere che erano case made in Italy. Ecco, negli anni ottanta, erano diventate made in Italy, cosa che in verità cambiava poco perché le case non sono un genere molto adatto all’esportazione, e il concetto di made in Italy era un concetto che aveva senso soprattutto fuori, dall’Italia; io, per esempio, che son nato nel 1963, i primi anni della mia vita ho avuto a che fare con cose prevalentemente made in Italy, abitavo in una casa made in Italy, andavo a scuola su degli autobus made in Italy, pranzavo con delle lasagne made in Italy, facevo merenda con del salame made in Italy, ma non avevo mai pensato che ero fortunato, a essere circondato da tutto questo made in Italy, era tutto made in Italy, era come se niente lo fosse.

L’articolo completo nel numero in edicola

 

Scritto da