Ho sempre amato le stoffe. Nei miei ricordi di bambina c’è il canto del telaio all’opera, l’immagine di donne dallo sguardo attento chine su di esso, intente a costruire. Intorno a loro luce che cade, che illumina, che unisce come i fili della trama che cresce tra le dita delle tessitrice. I fili sono anche quelli della vita che ognuno di noi crea e intreccia. Così ciò che all’origine era solo di uno, poi appartiene a tutti. I fili sostengono i sogni: impalcature impalpabili, diventano le cuciture dell’esistenza, si librano dalle pagine di stoffa che il genio straordinario di Maria Lai, nata a Ulassai durante il primo ventennio del secolo scorso, ha realizzato. E vanno per il mondo a incantare chi sa emozionarsi davanti alle sue opere. Quella di Maria Lai è arte sublime di stoffe, fili e parole, penetra nei cuori li eleva e li nutre. In tempi rapidi come quelli che viviamo oggi, dove la gente ha smesso di camminare e riesce soltanto a correre, l’espressione dell’anima e il suo linguaggio, i sussurri che il vento racconta, le sfumature del cielo, passano inosservate, ma come accade durante questi periodi di aridità emotiva, in qualcuno nasce l’esigenza di approfondire…
di Cristina Caboni