I gruppi si formano spontaneamente, soprattutto sulla Rete, e senza lista d’attesa: fare il pieno di energia, in Sardegna, è gratuito in tutte le stagioni. Energia intesa come forza, e talvolta come cura, catturata naturalmente da un numero incredibile di resti archeologici sparsi sul territorio come menhir, dolmen, domus de janas, pozzi sacri e nuraghi. Alcuni di questi monumenti, il Pozzo di Santa Cristina a Paulilatino, ad esempio, o La Tomba dei Giganti ad Arzachena, si sono trasformati in “centri di terapia megalitica” dove fare il pieno di benessere celebrando rituali di spiritualità analoghi a quelli praticati in alcuni dei siti naturalistici o archeologici più famosi del mondo – dalle montagne andine di Cuzco e del Machu Picchu, alle leggendarie località inglesi di Stonehenge e Glastonbury. Complice il passaparola (ma anche convegni, libri, corsi di medicina integrata), la Sardegna in questi ultimi anni è diventata meta di un “turismo spirituale” che per molti aspetti ricorda il movimento New Age (la riscoperta della spiritualità e dell’esoterismo che pervase la “controcultura” occidentale a partire dagli anni Sessanta) e che si declina in varie forme: dalle scuole di yoga e di agopuntura alle pratiche terapeutiche complementari di origine orientale come “reiki” o il “rebirthing”, tecnica nordamericana che utilizza il respiro come strumento di crescita interiore.
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