La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

La scienza delle indagini

C’è la sua mano dietro il video in cui viene simulata l’esplosione della strage di Capaci, ci sono le sue analisi anche nei documenti che ricostruiscono l’attentato di via D’Amelio. C’è il suo coordinamento dietro i successi degli ultimi diciotto anni del Ris di Cagliari: nel 2003 la comparazione somatica per individuare l’autore dell’assalto alla filiale del Banco di Sardegna di Castiadas, in cui fu ucciso il direttore Ottavio Corona. Nel 2004 le analisi delle impronte digitali portano alla cattura dell’assassino della farmacista cagliaritana Pier Francesca Tola. Altri importanti casi risolti grazie al Ris sono l’assassinio di Maria Irene Sanna, l’ex infermiera 64enne di Assemini, il cui cadavere semi carbonizzato fu trovato sulle sponde del lago Cixerri nel 2011; il triplice omicidio di Tempio Pausania nel 2015 quando fu sterminata un’intera famiglia e, più recentemente, l’omicidio della negoziante cinese Lu Xian Cha avvenuto a Budoni. Non ultimo quello di Erika Preti, uccisa dal fidanzato a San Teodoro, nel 2017. Una carrellata di risultati positivi che portano la firma del Ris di Cagliari e del colonnello Giovanni Delogu che, tra il 1999 e il 2000, lo ha aperto e lo ha diretto fino a pochi mesi fa. E dire che tutti questi successi potevano addirittura non essere registrati, visto che l’alto ufficiale nell’Arma rischiava di non entrarci nemmeno. La sua storia legata all’ingresso nei carabinieri è come un romanzo e cammina parallela a quella delle investigazioni scientifiche. «Ho sempre voluto far parte dell’Arma – rivela l’ex comandante del Ris di Cagliari andato da poco in pensione – ma forse è un lascito di mio padre: sono figlio di un appuntato. Uomo tutto d’un pezzo, una grande figura, che ho sempre visto impegnarsi sul lavoro e che ho voluto emulare. Carabiniere ci sono diventato ma in maniera rocambolesca».