La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Helmar Schenk / Il tedesco e Sa genti arrubia

È come un romanzo d’amore per la natura della Sardegna la vita di Helmar Schenk. Un amore giovanile diventato l’amore di un’intera esistenza. Nato a Salzwedel, in Sassonia il 6 maggio 1941, aveva appena 23 anni quando nel 1964, studente di zoologia, botanica e geografia dell’università di Bonn, vinse una borsa di studio che gli permise di recarsi in Sardegna per osservare un fenomeno che l’aveva incuriosito fin da ragazzo: l’abitudine di certe specie nordiche di uccelli acquatici di utilizzare, durante la migrazione verso il sud, grandi distese d’acqua come luogo privilegiato di sosta. I suoi amati fenicotteri rosa (Phoenix pteron, le ali purpuree), per esempio, si fermavano a riposare in una grande laguna vicino a Cagliari ed erano ben noti alla popolazione locale che li chiamava rispettosamente Sa genti arrubia, il popolo rosso. Ma si fermavano soltanto, non mettevano su famiglia, non facevano il nido. E questo era per molti aspetti perfettamente comprensibile, visto che i fenicotteri sono animali riservati e discreti e non amano il caos delle città, ma per altri aspetti appariva strano perché quell’enorme distesa d’acqua – che comprendeva gli stagni di Molentargius e Santa Gilla e le saline – era ricca dei cibi da loro preferiti. In particolare, di quei gamberetti Artemia salina che sono il motivo del colore de Sa genti arrubia. Si trattava, pensò il giovane Helmar, di proteggere quell’habitat dalla vicina città e dai suoi veleni. E di osservare attentamente se, apprezzando tanta cura, i fenicotteri avrebbero deciso di non limitarsi a utilizzare la Sardegna come dimora stagionale.

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