Un fiume in piena. Se si volesse trovare una sola immagine capace di illustrare e rappresentare un personaggio istrionico, esuberante e complesso come lo scrittore Antonio Pennacchi, sarebbe sicuramente questa.
Ospite speciale della serata Letteratura e lavoro: la storia vista con gli occhi dei Peruzzi, organizzata domenica 3 luglio, dalle ore 19, ad Arborea, dai ragazzi del Collettivo Trama – intrecci culturali, il romanziere di Latina si è presentato in perfetta forma e ha raccontato la sua storia di scrittore di successo: con Canale Mussolini si è infatti aggiudicato il premio Strega 2010.
“Io non sono un intellettuale ma un narratore. Un intellettuale si propone di leggere e interpretare la realtà, di fare previsioni sul futuro. Io invece ho lavorato in fabbrica fino all’età di 36 anni e poi ho sentito l’esigenza di raccontare delle storie”.
La storia delle storie, per lui, è quella della sua terra: “La storia del nostro podere e della nostra famiglia, che è la stessa storia delle altre 3000 famiglie che, negli anni ’30, dal Friuli, dal Veneto e dal Ferrarese, arrivarono nell’Agro Pontino – a sud di Roma – per bonificare le paludi pontine. Erano famiglie di una volta, con almeno dieci componenti. Circa 30.000 persone, quindi, furono caricate su dei treni – molti dei quali erano carri bestiame – e cacciate praticamente all’inferno: le paludi pontine infatti non erano solo acquitrini e stagni, c’erano anche foreste impenetrabili e soprattutto c’era la zanzara anofele e quindi la malaria”.
“I geografi parlavano di ‘deserto paludoso malarico’, perché nei mesi estivi non ci poteva vivere nessuno. Se ci arrivavi ti beccavi la febbre terzana o la perniciosa e morivi nel giro di 48 ore. Perché mia mamma, i miei zii e tutti gli altri accettarono di andare a finire in quell’inferno? Lo fecero per via della fame. Se fossero stati bene al paese loro non si sarebbero mai mossi. Chiunque emigra lo fa per questo. Accade lo stesso oggi per coloro che vengono dall’Africa. La storia si ripete”, ha spiegato lo scrittore.
L’appuntamento di Arborea prevedeva la presentazione del suo ultimo libro Canale Mussolini – parte seconda, con la formula del dialogo fra l’autore e il giornalista Vito Biolchini, nella deliziosa cornice di piazza Giulio Dolcetta, per l’occasione gremita: oltre al sindaco Manuela Pintus, che ha fatto gli onori di casa, era presente anche una piccola folla costituita da circa 300 cittadini provenienti da tutta l’Isola.
“Aveva già in mente di scriverlo quando ha finito Canale Mussolini?” domanda Biolchini. “Sapevo di dover scrivere la storia del nostro podere fin da quando avevo sei o sette anni e mia cugina Maria mi preparava per la scuola elementare. Avevo pensato di farlo in tre volumi” risponde Pennacchi.
Il romanziere laziale è anche un esperto di geopolitica, si è interessato e si interessa della storia delle città e conosce anche quella di Arborea. “Erroneamente molti attribuiscono la sua fondazione a Mussolini, ma non è corretto”, afferma. “Il progetto nacque prima della marcia su Roma, per volere della Banca Commerciale Italiana: proprietaria di un’ampia zona paludosa localizzata nella piana di Terralba, avviò una possente opera di bonifica di questo territorio imperniata sulla faraonica costruzione della diga sul Tirso. Arborea fu fondata per l’esigenza di trovare acquirenti certi all’energia elettrica prodotta attraverso l’invaso”.
L’impianto architettonico della cittadina ne dà un’indiretta conferma: “Se ci si guarda attorno, sembra d’essere in Val Padana più che all’Eur di Roma” dice Pennacchi. Fu l’ingegnere bergamasco Carlo Avanzini, infatti, a progettarne il nucleo storico. Il fascismo subentrò nella realizzazione dell’opera, la completò e, nel 1928, la inaugurò con il nome di Villaggio Mussolini. Il nome mutò in Mussolinia di Sardegna appena due anni dopo.
Biolchini chiede e ascolta, controbatte in maniera intelligente e discreta senza mai levare spazio al narratore pontino. Lo scrittore parla a raffica, racconta, spiega, si dilunga, inonda ed esonda, all’occorrenza si incanala. Il canale di Arborea – quello scavato per convogliare le acque della bonifica – d’altronde, corre proprio al suo fianco, fra il palazzo municipale – adiacente piazza Dolcetta – e la piazza principale.
Il canale della Mussolinia di Mussolini, il Canale Mussolini di Pennacchi: canali della storia d’Italia, canali della storia dell’uomo che scorre sotto i nostri occhi.
Dino Serra