La Sardegna di oggi per la Memoria di domani
 

Un’arrampicata sul granito

Alla stazione Palau Marina si può “prendere il trenino delle Secondarie… ovunque esso vada”. Il suggerimento è datato ma autorevole, viene da David Herbert Lawrence. Che, però, va detto, prese un altro dei trenini sardi dell’epoca, quello che da Cagliari andava a Mandas e poi – passando per i monti dell’interno – arrivava a Sorgono. Se però fosse salito su questo trenino a Palau Marina, avrebbe avuto una conferma straordinaria della sua intuizione. Proverò a spiegare perché.
Il capolinea è proprio a ridosso delle banchine portuali. L’intreccio degli odori del mare, della macchia mediterranea e della via ferrata accompagna la prima parte del percorso che scorre sul lungomare. Dal finestrino si apre il panorama colorato della costa gallurese e dell’Arcipelago della Maddalena. Poi il treno, con una gran curva verso sud, si tuffa verso l’interno e comincia la sua lenta e costante salita verso il massiccio granitico del Limbara.
È il granito l’elemento che caratterizza l’inizio del viaggio. Il treno comincia a danzare tra il granito delle colline e tra le piane arenizzate, che spesso ospitano pregiate vigne. Segue un percorso meandriforme, quello della vecchia strada statale 125, la mitica Orientale sarda. Solo che qua il granito è ovunque: nei fabbricati delle stazioni, negli attraversamenti, nelle piattaforme. Alla fermata di Surrau, la ferrovia incrocia la strada e la segue fino alla stazione di Arzachena. Questa, se avessi più tempo, sarebbe un’ottima tappa. Potrei infatti visitare il Museo laboratorio dell’Età Nuragica (LabENUR) che espone un’interessante collezione di riproduzioni in ceramica, pietra e bronzo dei reperti rinvenuti nei siti archeologici della zona, realizzate utilizzando le tecniche e i materiali dell’epoca.

 

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